martedì 16 settembre 2008

La dama e l'unicorno

Autore: Tracy Chevalier
Titolo: La dama e l'unicorno
Collana: I narratori delle tavole
Anno: 2003

Avendo già letto altri romanzi di questa scrittrice, mentre spulciavo il mio garage, ho trovato questo bel librone e ho deciso di leggerlo. Vi chiederete come mai, ma anche no, quindi, andiamo avanti.
Mi immaginavo tutt'altra storia quando ho letto il titolo, anche perché non avevo idea che esistessero questi arazzi qui, ma non sono comunque rimasta delusa. La storia ruota attorno ad un pittore a cui è stato commissionato questo lavoro e a tutte le persone che vengono coinvolte in esso. Si può dire che sia messo in evidenza il punto di vista di ogni personaggio, perché ogni capitolo è dedicato ad ognuno di loro, che racconta in prima persona.

Il pittore in questione, Nicolas de Innocentes, gran donnaiolo, è fissato con gli unicorni, poiché, raccontando le loro storie, riesce ad arrivare esattamente dove vuole, con le donne. È un personaggio realistico, che ha una grande capacità di ottenere tutto ciò che desidera, grazie alla sua buona parlantina e una gran dose di furbizia. Sfortunatamente per lui, ci sono persone anche più furbe, come la moglie del committente, che gli metterà i bastoni tra le ruote, tanto da allontanarlo dalla sua figlia maggiore, Claude, di quattordici anni, innamorata di lui.
Questa faccenda (che fossero innamorati), all'inizio mi ha fatto storcere un po' il naso, dopotutto lei era solo una bambina, però, considerando la vita media del 1490, le idee di quel tempo e l'età in cui si sposavano, Nicolas non doveva essere poi troppo più vecchio di lei.
Questa loro attrazione viene riflessa nei sei arazzi, che saranno un regalo per Claude, in cui viene ritratta la seduzione dell'unicorno da parte della dama. In questi sei arazzi verranno inseriti anche i cinque sensi, e quattro di essi verranno rappresentati dalle donne che hanno colpito particolarmente Nicolas nel corso della realizzazione dei dipinti: Geneviève de Nanterre (madre di Claude), Claude Le Viste, Christine du Sablon (moglie del tessitore a cui verrà commissionato di realizzare gli arazzi de “la dama e l'unicorno”) e sua figlia, Aliénor de la Chapelle, cieca, che rappresenterà quella da cui l'unicorno si lascia sedurre. Ho trovato le varie associazioni delle dame alle scene semplicemente perfette.
Comunque, nonostante il libro si proponga di parlare della realizzazione dei sei arazzi, vengono messi in evidenza i sogni e le speranze di ogni singolo personaggio e anche i problemi della società del tempo, e quelli che i personaggi avevano con essa, ma anche della loro capacità di avere di più di ciò che, all'inizio, sembrava che dovesse spettare loro, come è capitato alla giovane Aliénor.
Mi hanno colpita le descrizioni, specialmente quella dell'aristocrazia e dell'ambiente dei tessitori: dalla cernita della lana e la cucitura dei fili alle tecniche di tessitura, insomma, il grande lavoro che c'è dietro prima di vedere il prodotto finale.

Non mancano, poi, i momenti in cui si può ridere, specialmente durante le parti di Nicolas, che è tutto quadri, osterie e donne. Anche il personaggio di Aliénor è molto particolare: infatti, nonostante le manchi il senso della vista, non è una cosa che le pesa più di tanto, riesce a non farlo notare e ad aiutare i suoi genitori nella bottega, sostituendo il senso del tatto a quello della vista e si mostrerà, in uno strano modo, gelosa di tutte le attenzioni che Nicolas riserva alla Dama del Gusto (che rappresenta Claude). Questi due sono quelli che mi sono piaciuti di più.

In poche parole, io consiglio questo libro perché a me è piaciuto molto; è scorrevole, leggero e non impegnativo. Le descrizioni sembrano trascinarti nelle pagine e i fatti, narrati dai vari personaggi, sembrano molto più realistici, come se fossero cose accadute per davvero.

Comunque, se non vi piace, sapete con chi prendervela. :P