giovedì 18 dicembre 2008

Thoughts on the seashore

Come già detto nel post precedente a questo, il blog si trasferisce ancora una volta e ritorna su Splinder con nuovo nome, nuova admin, nuova veste... insomma nuovo tutto.
Ci saranno come nella migliore tradizione di Controcorrente: news dal mondo della lettura, articoli sulla scrittura, recensioni di libri e tanto altro ancora. Il blog lavora a stretto contatto con un forum di scrittura, StoryTellers, proponendo iniziative, concorsi, ecc. e con la veste nuova non può mancare una novità: vi potrete iscrivere ad un servizio di newsletter per essere sempre aggiornati su ciò che accade su blog e forum.
Non mi resta che salutarvi, spero vogliate continuare a seguire Controcorrente o Thoughts on the seashore, e augurarvi Buone Feste.

A presto,
Sandy


Pensavate che mi fossi dimenticata di darvi i link, vero? E invece no, quindi eccoli qui:
  1. Thoughts on the seashore
  2. StoryTellers
  3. Iscriviti alla nostra newsletter

lunedì 1 dicembre 2008

Trasferimento?

Dopo mesi di silenzio per motivi di studio ho deciso che è il momento di dare una svolta a Controcorrente. Non ho deciso di chiuderlo, non iniziate subito a pensare male, ho solo deciso di cederlo a chi può avere il tempo di occuparsene e, per questo, il nuovo trasferimento su altri spazi (CC ha una vita movimentata ultimamente).
Questa notizia arriva tra capo e collo anche per le altre scrittrici del blog e, lo so, non si fa così, ma non avendo grandi possibilità di collegarmi alla rete, è meglio scrivere questo post pubblico per avvisare tutti coloro che seguivano e seguono il blog (nonostante sia fermo da un bel po').
La decisione è stata maturata nel tempo mentre ero in quel dell'Inghilterra (lo sono ancora, comunque) e non potevo collegarmi a internet per via della mia coinquilina, così in questi giorni finalmente mi sono decisa: il blog verrà ceduto a una persona che ha tutta la mia fiducia e che conosco da un bel po'... anche se non ha mai condiviso la mia passione per le critiche negative (infatti collabora con un blog di critica positiva). Dicevo, questa persona ha tutta la mia fiducia, abbiamo condiviso più di qualche opinione e so che il blog avrà una nuova verve, ma lascio che giudichiate voi quando avrà aperto e i primi post saranno postati.
Ho consentito che la nuova autrice riporti alcuni vecchi post che ho scritto io, soprattutto quelli che ha condiviso.
Appena il nuovo blog sarà pronto, qui verrà inserito un banner e un post che vi rimanderanno alla nuova versione. Spero che non me ne abbiate se ho preso questa decisione, ma era inevitabile, visto che non potevo più seguire il blog (come tante altre cose nel web).

A presto,
Sandy

martedì 16 settembre 2008

La dama e l'unicorno

Autore: Tracy Chevalier
Titolo: La dama e l'unicorno
Collana: I narratori delle tavole
Anno: 2003

Avendo già letto altri romanzi di questa scrittrice, mentre spulciavo il mio garage, ho trovato questo bel librone e ho deciso di leggerlo. Vi chiederete come mai, ma anche no, quindi, andiamo avanti.
Mi immaginavo tutt'altra storia quando ho letto il titolo, anche perché non avevo idea che esistessero questi arazzi qui, ma non sono comunque rimasta delusa. La storia ruota attorno ad un pittore a cui è stato commissionato questo lavoro e a tutte le persone che vengono coinvolte in esso. Si può dire che sia messo in evidenza il punto di vista di ogni personaggio, perché ogni capitolo è dedicato ad ognuno di loro, che racconta in prima persona.

Il pittore in questione, Nicolas de Innocentes, gran donnaiolo, è fissato con gli unicorni, poiché, raccontando le loro storie, riesce ad arrivare esattamente dove vuole, con le donne. È un personaggio realistico, che ha una grande capacità di ottenere tutto ciò che desidera, grazie alla sua buona parlantina e una gran dose di furbizia. Sfortunatamente per lui, ci sono persone anche più furbe, come la moglie del committente, che gli metterà i bastoni tra le ruote, tanto da allontanarlo dalla sua figlia maggiore, Claude, di quattordici anni, innamorata di lui.
Questa faccenda (che fossero innamorati), all'inizio mi ha fatto storcere un po' il naso, dopotutto lei era solo una bambina, però, considerando la vita media del 1490, le idee di quel tempo e l'età in cui si sposavano, Nicolas non doveva essere poi troppo più vecchio di lei.
Questa loro attrazione viene riflessa nei sei arazzi, che saranno un regalo per Claude, in cui viene ritratta la seduzione dell'unicorno da parte della dama. In questi sei arazzi verranno inseriti anche i cinque sensi, e quattro di essi verranno rappresentati dalle donne che hanno colpito particolarmente Nicolas nel corso della realizzazione dei dipinti: Geneviève de Nanterre (madre di Claude), Claude Le Viste, Christine du Sablon (moglie del tessitore a cui verrà commissionato di realizzare gli arazzi de “la dama e l'unicorno”) e sua figlia, Aliénor de la Chapelle, cieca, che rappresenterà quella da cui l'unicorno si lascia sedurre. Ho trovato le varie associazioni delle dame alle scene semplicemente perfette.
Comunque, nonostante il libro si proponga di parlare della realizzazione dei sei arazzi, vengono messi in evidenza i sogni e le speranze di ogni singolo personaggio e anche i problemi della società del tempo, e quelli che i personaggi avevano con essa, ma anche della loro capacità di avere di più di ciò che, all'inizio, sembrava che dovesse spettare loro, come è capitato alla giovane Aliénor.
Mi hanno colpita le descrizioni, specialmente quella dell'aristocrazia e dell'ambiente dei tessitori: dalla cernita della lana e la cucitura dei fili alle tecniche di tessitura, insomma, il grande lavoro che c'è dietro prima di vedere il prodotto finale.

Non mancano, poi, i momenti in cui si può ridere, specialmente durante le parti di Nicolas, che è tutto quadri, osterie e donne. Anche il personaggio di Aliénor è molto particolare: infatti, nonostante le manchi il senso della vista, non è una cosa che le pesa più di tanto, riesce a non farlo notare e ad aiutare i suoi genitori nella bottega, sostituendo il senso del tatto a quello della vista e si mostrerà, in uno strano modo, gelosa di tutte le attenzioni che Nicolas riserva alla Dama del Gusto (che rappresenta Claude). Questi due sono quelli che mi sono piaciuti di più.

In poche parole, io consiglio questo libro perché a me è piaciuto molto; è scorrevole, leggero e non impegnativo. Le descrizioni sembrano trascinarti nelle pagine e i fatti, narrati dai vari personaggi, sembrano molto più realistici, come se fossero cose accadute per davvero.

Comunque, se non vi piace, sapete con chi prendervela. :P

sabato 16 agosto 2008

Grazie mille

Buongiorno a tutti, noto con piacere che avete deciso di farmi – involontariamente – un bel regalo di compleanno, cioè oggi abbiamo toccato le 1000 visite al blog e questo mi fa veramente piacere, sia che siate utenti di passaggio, utenti fissi che tornate, amici, nemici,... insomma ringrazio anche coloro che mi odiano perché ogni volta mi riempiono di visite.

E, come già detto, siccome è il mio compleanno voglio fare un regalo a voi; in questo ultimo anno sto leggendo molta letteratura fantasy e, proprio in questi giorni, sto leggendo un libro veramente interessante, di un'autrice pressoché sconosciuta qui in Italia.
Autore: Cecilia Dart-Thornton
Titolo: La ragazza della torre
Titolo originale: The Ill-Made Mute
Anno: 2008
Casa editrice: TEA
Genere: Fantasy
Pagine: 523
Prezzo: € 10.00
Quarta di copertina: Mentre i Cavalieri della Tempesta atterrano coi loro stalloni alati sulla maestosa Torre di Isse, portando ricchezza e prosperità ai nobili dei Dodici Casati, i servi che lavorano nelle viscere della Torre mitigano la loro fatica quotidiana raccontandosi storie e leggende sugli esseri soprannaturali che popolano le sterminate foreste di Erith, un mondo che nessuno di loro ha mai potuto esplorare. Sembra infatti che laggiù si nascondano innumerevoli creature, animate dall’unico scopo di ingannare e uccidere gli uomini: alcune hanno il potere di cambiare forma – come l’Each Uisge –, altre possiedono una malizia letale – come i druegar, una razza di nani neri dagli occhi di fuoco – e altre ancora sono sottili come giunchi, pallide come la nebbia, delicate come le ninfee… ma determinate ad annegare chiunque risponda al loro richiamo. Ad ascoltare queste storie, nascosta nell’ombra, c’è anche una persona muta, dal volto orrendamente deforme e dal passato misterioso, che i servi superstiziosi evitano e disprezzano. Eppure soltanto lei avrà il coraggio di fuggire dalla schiavitù della Torre e affrontare davvero tutte le creature di cui ha sentito parlare, spinta unicamente dal bruciante desiderio di scoprire se qualcuno può guarirla e svelarle il segreto dei suoi ricordi perduti. Il suo viaggio sarà lungo e difficile, punteggiato da insidie in agguato a ogni svolta della strada e dietro ogni albero, ma di certo la porterà a conoscere l’amicizia e forse addirittura l’amore…
Buona lettura^^

sabato 9 agosto 2008

Compleanno

Ebbene sì, oggi è il primo compleanno di questo blog. Esattamente un anno fa pubblicavo una breve presentazione al blog e perché avessi deciso di aprirlo.
In questo anno ho scritto articoli riguardanti la scrittura amatoriale, i libri e tanto altro; si sono aggiunte poi anche altre altre persone con le mie stesse passioni, dando il loro contributo ad allargare il blog.
Ma ora passiamo a qualcosa di più... interessante.
Siamo in tema di olimpiadi a Pechino e anche noi vogliamo dare il nostro contributo a conoscere un po' di più la Cina e la sua cultura, quindi i libri che vi consiglio sono delle ottime guide per conoscere più a fondo qualcosa che si avvicina sempre di più a noi.
Iniziamo proprio con un libro su Pechino, l'ultimo scritto da Renata Pisu, esperta di cultura, lingua e storia Orientale.
Autore: Renata Pisu
Titolo: Mille anni a Pechino. Sotria e storie di una capitale
Anno: 2008
Casa editrice: Sperling & Kupfer
Collana: Saggi
Genere: Attualità
Pagine: 253
Prezzo: € 17.00
Quarta di copertina: Città un tempo unica al mondo, Pechino è passata in meno di cento anni dal feudalesimo alla modernità o, addirittura, alla postmodernità, transitando per il comunismo: "raccontare" questa realtà è dunque una questione complicata, che Renata Pisu ha risolto intrecciando storia passata e presente, ricordi personali e una vasta conoscenza della cultura cinese in un resoconto coinvolgente e vivido. Il suo approccio, lontano dalla pedanteria accademica come pure dalle monotone elencazioni da guida turistica, riesce a fondere armoniosamente una riflessione profonda e critica sulle caratteristiche della megalopoli attuale con un interessante percorso a ritroso nei secoli, insieme a vivaci ritratti di personaggi, famosi e non, capaci di incarnare più di altri lo spirito del luogo. La Città Proibita e i nuovissimi grattacieli, i "santini" di Mao, diventato una sorta di venerabile antenato, e l'ex fabbrica-modello trasformata in una Factory delle avanguardie artistiche, il vistoso inurbamento di masse di lavoratori venuti dalle campagne e i pechinesi che sloggiano nelle periferie, le tombe degli imperatori Ming e i pacchiani appartamenti dei nuovi ricchi: l'autrice sa restituire con efficaci, colorite pennellate tutta la complessità e insieme il fascino di una capitale che purtroppo, sottolinea con grande malinconia, tra qualche anno sarà totalmente irriconoscibile.

Restando in tema di cultura e storia Orientale vi consiglio anche un altro libro di Renata Pisu, questo racconta non solo la Cina, bensì tutta l'Asia, proponendo un viaggio fatto dall'autrice e che si sofferma in vari Stati, narrando esperienze e storie diverse. Molto toccanti le parti nelle quali si parla della condizione della donna nei Paesi dove l'Islam la fa da padrone.
Autore: Renata Pisu
Titolo: Oriente Express. Storie dell'Asia
Anno: 2002
Casa editrice: Sperling & Kupfer
Collana: Diritti & Rovesci
Genere: Attualità
Pagine: 243
Prezzo: € 15.00
Quarta di copertina: Nell'Introduzione a questo suo ultimo libro, Renata Pisu dichiara di voler raccontare vicende «di uomini e donne che vivono le loro vite in quello che una volta si chiamava 'il misterioso Oriente', un luogo che la nostra immaginazione di occidentali ha costruito e che perciò, di per sé, non esiste». Ecco perché ha scelto di salire metaforicamente, per il suo viaggio, sull'Orient Express, il treno che un tempo viaggiava da Parigi a Istanbul, il mezzo che collegava l'Occidente a un altro mondo, cui non solo la gente comune, ma anche scrittori, poeti e giornalisti hanno sempre attribuito un fascino «esotico» e sul quale hanno elaborato teorie sociali, raffinate fantasie, visioni culturali che avevano spesso il difetto di partire da «qui», e non da «là». L'autrice non commette certo lo stesso errore: il suo itinerario, che si snoda nel tempo lungo l'ultimo decennio del Ventesimo secolo, è un viaggio di conoscenza, di apparoccio sommesso, non aggressivo, a realtà e popoli assai diversi tra loro, accomunati forse, più che dal fascino e dal mistero, dalla tremenda difficoltà di trovare uno spazio, di non soccombere nel villaggio globale dominato dal pensiero unico. Un pensiero formulato, guarda caso, da noi occidentali. Kuwait, Yemen, Bangladesh, Tibet, Indocina, Malesia, Mongolia, Singapore, Taiwan, Hong Kong o Macao diventano altrettante occasioni per incontrare persone, annotare impressioni, indignarsi di fronte a scempi ambientali e, ancor peggio, a tragedie umane, come nel caso delle donne sfregiate dall'acido in Bangladesh. Ma si trasformano anche, grazie alla penna sensibile di Renata Pisu e al suo occhio di acuta osservatrice, in un racconto appassionante, dove si intrecciano sapientemente la Storia e le storie, la ragione e il sentimento, in pagine che possiedono il raro dono dell'onestà intellettuale e della sincerità.

E siccome non può mancare un accenno alla situazione del Tibet, dove la condizione politico-religiosa è messa a repentaglio proprio dalla Cina, vi suggerisco un libro dell'attuale Dalai Lama, Gyatso Tenzin.
Autore: Dalai Lama
Titolo: Il mio Tibet libero. Un appello di umanità e tolleranza
Anno: 2008
Casa editrice: Apogeo
Collana: Urra
Genere: Attualità
Pagine: 132
Prezzo: € 9.00
Quarta di copertina: Il Dalai Lama, capo di Stato e guida spirituale dei Tibetani, gioca un ruolo decisivo nel conflitto con la Cina. Dal suo punto di vista l'unica soluzione possibile è una coesistenza pacifica e fiduciosa, che non può essere raggiunta con la violenza. Questo libro raccoglie i testi dei discorsi più significativi del Dalai Lama sul conflitto in corso nel Tibet, permettendo di ripercorrere le tappe che nel tempo ne hanno segnato la visione politica. Un compendio importante in un momento in cui su questi temi si giocano fondamentali partite sul piano delle relazioni internazionali, sia economiche sia politiche, tra i Paesi. Un ritorno alle fonti, grazie alle quali il lettore potrà farsi un'idea chiara, senza interpretazioni finalizzate spesso a fin troppo facili strumentalizzazioni, delle posizioni del Dalai Lama sui difficili rapporti sino-tibetani e, più in generale, sulla sua visione del mondo e dei legami tra l'uomo e la sua terra. Alla fine, il Dalai Lama, Premio Nobel per la Pace, propone una profonda meditazione sulla relazione tra buddismo e democrazia, in cui si combina il concetto della responsabilità politica dell'individuo con uno stile di vita spirituale.

Ci sarebbero tantissimi altri libri sulla Cina, il Tibet, la situazione tra i due Stati, la cultura e la storia, ma penso che questi possano dare un'idea generale su quanto accade "dall'altra parte" del Mondo.

Non mi resta che augurarvi buona lettura e buona visione delle olimpiadi.

A presto,
Sandy

sabato 26 luglio 2008

Aggiornamenti vari

Finalmente riesco a riprendere in mano il blog, o meglio riesco a scrivere qualcosa che c'entra con il tema di Controcorrente (non come l'ultimo post pubblicato).
Il titolo di questo post parla chiaro, oggi parleremo di altre novità che riguardano il nostro blog:
  • Collaborazione con il forum Writers Arena, ogni mese troverete un post con i concorsi in corso, quelli appena aperti e quelli in attesa di partecipanti; oltre ai post potrete seguire l'andamento dei concorsi nella nostra colonna di destra e scegliere quello che vi aggrada di più. (Ricordo che per partecipare a qualsiasi contest dovrete presentarvi nel forum, qualora non foste iscritti a forumfree non preoccupatevi, è facile farlo ed assolutamente gratuito)
  • Nei prossimi giorni mi impegnerò a cercare ed a leggere il libro vincitore del nostro sondaggio. Cos'ha vinto? Una mia recensione. Purtroppo non so quanto ci metterò a leggere, spero di fare in fretta, so che siete particolarmente ansiosi di sapere cosa ne pensi e, forse, potreste farvi un'idea della mia opinione qui. (Se volete potete anche soffermarvi un po' più su nella pagina del commento e leggere il primo capitolo del libro, così per farvi un'idea)
  • Nuova affiliazione con un blog, infatti la nostra cara Mokonamodoki ne ha aperto uno nuovo nuovo, dove critica (positivamente o negativamente) film, telefilm e cartoni, per maggiori informazioni potete cliccare qui.
E ora smetto di tediarvi e vi lascio ai vari link inseriti qui e là.

A presto,
Sandy

domenica 20 luglio 2008

Senza parole

Perdonate se oggi scriverò qualcosa che non c'entra niente con il mondo della scrittura e con il tema del blog, ma è una cosa che mi sta piuttosto a cuore e che ho già pubblicato su un altro mio blog (che non ha molta visibilità) e voglio proprio sapere la vostra opinione.
È una cosa accaduta realmente in questi giorni ad un mio amico. (Non farò nomi, spero che il mio amico non si offenda perché ho divulgato questa cosa, ma, davvero, non ne posso più)

Questo mio amico è africano, studia qui in Italia grazie ad una borsa di studio e sono mesi che cerca lavoro. Finalmente qualche settimana fa l'hanno chiamato per un lavoro semplicissimo: spiegare a casalinghe, operai,... insomma a tutti coloro che vanno a fare la spesa, in cosa consisteva una nuova iniziativa. Ci siamo incontrati per puro caso e mi ha detto che era felice di avere, seppure per pochi giorni, questo lavoro. Il giorno dopo l'hanno licenziato con una motivazione che definire ridicola è dire poco: "Non parli bene la nostra lingua".
Nonostante sia straniero capisce e parla molto bene la nostra lingua, l'ha imparata anche abbastanza in fretta, quindi questa non può essere la motivazione reale. Infatti io sospetto da mesi, ormai, che lui e un'altra amica non trovino lavoro perché il loro colore di pelle è quello sbagliato.

Nella nostra società si pensa che ormai il razzismo sia praticamente debellato, invece ti ritrovi sotto il naso esempi così palesi, da persone che magari dicono di essere tolleranti e che accolgono tutti ad occupare i posti di lavoro da loro offerti. Purtroppo non è così. Sembra di essere ancora ai tempi di Hitler, quando gli Ebrei erano esclusi dalla vita sociale e politica perché di altra fede religiosa – e non solo –, quando le persone di colore erano le prime usate sul fronte, magari a combattere contro la loro stessa gente, ecc.

Siamo nel 2008 e non dovrebbero esserci discriminazioni, purtroppo esiste ancora gente che giudica dal colore dalla pelle – lo facevo anch'io perché c'è sempre una specie di paura dello straniero, ma se impari a conoscere anche chi è diverso scopri tante cose e puoi ritrovarti amici sinceri che hanno bisogno di aiuto – e non meravigliamoci se poi gli extra-comunitari sono tutti delinquenti, se non gli diamo la possibilità di realizzare i propri sogni e/o di proseguire gli studi nel nostro Paese, è normale che si diano all'illegalità... lo faremmo (e forse lo abbiamo anche fatto) nei loro o in altri Paesi.

In questi frangenti mi vergogno molto di essere italiana e di far parte di una società nella quale un bravo ragazzo è giudicato dal colore della pelle perché è più facile così, anziché parlare, comunicare ed ascoltare chi abbiamo di fronte.

La mia domanda dunque è questa: che cosa si può fare per questi ragazzi? Non sono entrati illegalmente nel nostro Paese, ma sono ragazzi come noi, vogliono essere messi alla pari con noi, non considerati feccia perché hanno un colore diverso o non parlano bene la nostra lingua; studiano e si impegnano per realizzare dei sogni che nei loro Paesi spesso sono irrealizzabili e studiano anche per tornare nei propri Paesi e lavorare.

Ci sono molti italiani onesti, perché non dovrebbero esserci ragazzi di altre etnie che si impegnano per migliorare le condizioni in cui vivono?


martedì 15 luglio 2008

Goditi la mia storia, o amyketta!

Gironzolando per il forum di Manga.it mi sono imbattuta in una discussione, aperta da strega12, il cui tema è il richiedere agli amministratori del sito di inserire nella pagina personale di ogni utente una “lista di nemici e amici”.
Volevo scrivere a quelli di manga.it per chiedere di inserire in ogni :il mio manga.it una lista degli amici e nemici che noi ci facciamo su questo sito. Siete d'accordo con me?

Le risposte sono state molteplici, ma tutte sono concordi sullo stesso punto: è un provvedimento inutile. Per quale motivo gli utenti di Manga.it (o comunque di un sito qualsiasi che si occupa di scrittura amatoriale) dovrebbero sentire il bisogno di appuntare i propri amici o nemici? A me viene in mente solo un motivo: sapere a priori se colui/colei che sta commentando una fanfic è degno di farlo oppure no.

Citerò, ora, uno/a degli utenti che ha risposto, Nohaijiachi:
Sì, per crocifiggere chi non commenta le fic scrivendo "beeeeeeeeelaaaaaaaa!!!1!! kontinuala x favr!!!!11!!"?

Anche io ho pensato la stessa cosa, anche perché non vedo altri motivi per cui avere una lista simile. Se proprio non possiamo soffrire la critica negativa, parliamone privatamente, per non creare flame inutili sullo spazio commenti, il fermo-posta esiste apposta, esiste la posta elettronica, MSN, addirittura Skype e chi più ne ha più ne metta. Oppure, più semplicemente, non pubblichiamo e nessuno ci dirà che la fanfic è brutta.
Mentre con una lista “amykette-nemykette” cosa sarebbe possibile fare? Vediamo un esempio stupidissimo:
  1. A scrive una fanfiction
  2. B legge la fanfiction di A e la trova disgustosa. Decide di lasciare una recensione articolata su ciò che non gli è piaciuto, i vari perché, magari anche in modo acido.
  3. A, infastidito dalla critica, convinto di non meritarla, infila B nella sua lista di utenti indesiderati.

E poi? A che sarebbe servito tutto ciò, se non a fare un inutile “dispetto” a B, il quale ha espresso solo un parere? Siamo sicuri che per B sia davvero un dispetto e che, alla fine, non gliene freghi proprio niente? Alla fine, quello di A non è un comportamento alquanto infantile? Perché è più semplice avere solo pareri positivi? Non sempre possiamo avere un successo mostruoso o anche solo un poco di esso. Forse chi ce l'ha (vedere la Rowling, ma anche, purtroppo, Moccia) non ha ricevuto (e riceve) critiche di qualche tipo? Quante critiche riceve Moccia ogni giorno (ogni minuto)? Dovrebbe stilare una lista di “nemici” per ogni volta che ne dicono una sui suoi “libri”?
Sapere accettare una critica è un segno di maturità e anche pensarci su non è male, chiedete altri pareri, magari da chi sapete essere “non di parte”, altrimenti state pur certi che si leverà alto un coro di “Beeeeeeelixima. Lsc stare l kritike d xsone ke nn cpscono niente”. Ma se è quel che l'autore vuole, allora lì mi inchino e passo oltre.

Ma torniamo alla lista delle amykette e ai presunti nemici: cosa significa avere dei nemici, su un sito dove pubblicare i propri lavori? Sulla definizione di nemico, il De Mauro risulta abbastanza chiaro:

[...] che dimostra, nutre profonda ostilità, avversione verso qcn. e cerca di ostacolarlo, di danneggiarlo

Ora: perché un autore/lettore dovrebbe provare avversione per una persona che neanche conosce, che non ha mai visto, che non sa che faccia abbia, dato che questo ipotetico lettore potrebbe giudicare solo il modo di scrivere dell'autore della fanfiction in questione, la trama proposta e il modo di esporla, cose che, dunque, si possono vedere, percepire e assimilare? E in che modo potrebbe danneggiarlo o ostacolarlo? L'autore criticato potrà continuare a scrivere e a postare senza problemi e posso dire che solo l'ego gonfiato dai vari “Beeeeeeeeela(ti)” risulta danneggiato.

Strega12, però, risponde alle argomentazioni a lei mosse con questa frase:
E allora perché non ti godi le storie lasciando stare gli errori o il modo di scrivere? Ti rovini il divertimento!

Giuro che sono rimasta assai perplessa: davvero ci si può godere una storia che non è scritta con un minimo di conoscenza della lingua italiana? E' davvero possibile gustarsi una trama anche buona, se sotto gli occhi passano un'infinità di congiuntivi mancati, di doppie dimenticate, di frasi contorte, magari senza un soggetto (sottinteso o meno)? Dove sta il divertimento nel leggere qualcosa di questo tipo?

Cercare di scrivere meglio che si può, anche ricorrendo a un Beta Reader (che non guasta mai), è una sorta di rispetto per coloro che andranno a leggere ciò che si ha da proporre, ma anche per coloro che scrivono, dimostrando di amare ciò che si sta facendo, non agli altri, ma a sé stessi. Dire “E' solo una fanfiction”, quando qualcuno si azzarda a muovere critiche del tipo “Hai litigato col libro di grammatica?” è una scappatoia e una mancanta di rispetto nei confronti della scrittura amatoriale che si dice di amare tanto. Sì, è solo una fanfiction, per questo dico spesso di non prendersela per le critiche, ma bisogna cercare di ricordarsi che scriviamo perché ci diverte e quando si pubblica il lavoro, non è più solo per noi, ma anche per gli altri. E non serve a niente nascondersi dietro una schiera di amykette, una lista sulla quale segnare i cattivi che hanno osato criticare una fanfiction: quella rimane lì com'è, senza modifiche o rimaneggiamenti e potrà arrivare un altro e un altro ancora a criticare.

Se tutti fossero concordi nel dire che la fanfiction del solito ipotetico A è orribile, che tratta temi importanti con una superficialità terribile, la trama è indefinita, allora tutti finirebbero nella famosa lista nera... e poi? A smetterebbe di scrivere, dicendo che nessuno lo capisce?

Se c'è passione non succede.

Battere i piedini non serve, non serve a migliorare o a cancellare la critica, cosa possibile solo nel momento in cui ci si mette a tavolino e ci si fa la fatidica domanda: “che cosa ho sbagliato?”. Forse A dovrebbe farlo, magari potrebbe avere la sua bella critica positiva e capirebbe che il suo più grande nemico non sono gli altri, ma solo il suo ego.

lunedì 14 luglio 2008

In attesa di... recensioni

Sfogliando per caso Gioia – rivista che in casa mia di solito non esiste – mi è caduto l'occhio sulla pubblicità di un nuovo libro: La favolosa (doppia) vita di Isabel Bookbinder di Holly McQueen.

Premessa:
Il libro non l'ho ancora letto, quindi quello che dirò potrà essere modificato nel tempo (ma ne dubito fortemente).

La copertina del libro mi sembra identica a quelli della Kinsella (anche se quel rosa mi attira pericolosamente), c'è la stessa sagoma di una figura femminile... probabilmente è lo stesso disegnatore dei libri della suddetta autrice.
Non sono una grande estimatrice dei romanzetti rosa stile ficcyne perché non sono romanzi di evasione, sono vere e proprie cose da buttare nel fuoco e/o farti rimborsare i soldi da libraio, editore ed autore. Su IBS ci sono due commenti negativi al libro, il che mi fa pensare che non sia poi sta gran genialata.
Isabella (23-06-2008)
Libro carino,in molti tratti mi ha ricordato la prosa di Sophie Kinsella, senza a mio parere riuscire ad eguagliarla appieno. Consigliato per una lettura divertente, assolutamente senza impegno. Il libro rimane comunque scorrevole e le sue quasi 400 pagine scivolano via senza quasi accorgersene.
Voto: 3 / 5
Dei due questo è quello simil-positivo, ma fa capire comunque che l'autrice ha copiato qualcosina da una che ha venduto milioni di copie con romanzi insulsi. Ma allora è vero che autori pessimi non esistono solo in Italia!
donata (09-07-2008)
Santo cielo. Cos'è: un'altra brutta copia di Bridget Jones? possibile che non si leggano più romanzi che siano davvero romanzi, con personaggi che coinvolgono e vivono insieme a te intanto che leggi? Il solito libro snob, da un'autrice snob (ho letto l'intervista su Grazia...) da un editore che è diventato snob dimenticando il suo passato di editore di bei romanzi e saghe veramente appassionanti. Avete presente Sveva Casati (che per fortuna pubblicano ancora, anche se ha perso un po' di mordente), Barbara Erskine (che non pubblicano più), oppure Nicholas Evans o per restare in Italia Diana Lanciotti? Quando leggo un libro d'evasione voglio evadere VERAMENTE piuttosto che leggere certe storielle che quando chiudi il libro non te le ricordi già più.
Voto: 2 / 5
E questo è il commento negativo di una persona che bene o male se ne intende di romanzi rosa. Posso testimoniare, comunque, che gli autori qui citati sanno veramente il fatto loro, anche se magari non saranno ste gran cime della letteratura.

Mi sorgono spontanee varie domande a questo punto:
  • il libro è veramente pessimo?
  • verrà letto dal solito stuolo di ragazzine o, siccome non è Moccia, Troisi, Kinsella, nessuno calcolerà manco di striscio la nuova autrice?
  • perché c'è gente che continua a pubblicare cose insulse? (i soldi non sono una risposta valida a questa domanda)
A questo punto la scheda libro mi sembra d'obbligo, anche perché se volete andare in libreria e comprarvelo sapete già che faccia abbia.
Autore: Holly McQueen
Titolo: La favolosa (doppia) vita di Isabel Bookbiner
Titolo originale: The Glamorous Life of Isabel Bookbinder
Anno: 2008
Casa editrice: Sperling & Kupfer
Collana: Pandora
Genere: Romanzo rosa
Pagine: 416
Prezzo: € 18.50
Quarta di copertina: A ventisette anni Isabel Bookbinder decide di ribaltare la sua vita. Come? Facile. Scriverà un bestsetter che la farà diventare ricca e famosa. Abbandonerà un lavoro frustrante, le amiche la guarderanno con invidia, mollerà il fidanzato impresentabile, frequenterà solo gente glamour. Intanto però bisogna incominciare. E allora Isabel trasforma il proprio look e si atteggia a diva della letteratura, anche se ancora non ha scritto neppure una riga. Quando poi una celebre autrice la assumerà come propria assistente personale, inizierà una esilarante commedia degli equivoci, che trascinerà Isabel al centro del jet set londinese, con situazioni al limite del surreale.
Il mio consiglio: Se proprio volete comprarlo compratelo, ma almeno aspettate la versione economica, diciannove euro mi sembrano troppi per un libro che, forse, i più di voi vorranno gettare tra le fiamme del caminetto.

martedì 8 luglio 2008

I Manga: questi sconosciuti.

So che qualcuno ne starà già parlando in altri lidi, ma questa cosa è balzata anche ai miei occhi e ne sono rimasta veramente sconcertata.
Una certa Helen ha scritto quanto segue:
Se permettete io credo che le letture più malense siano i MANGA.
Se voi, cari gamberi sfigati, vi permettete di criticare e insultare dei LIBRI, quali che siano, IO ho tutto il sacrosanto diritto di mettere al rogo quegli stupidissimi disegnini giapponesi, che non hanno nè un filo logico nè alcun senso. Quei fumetti sono stati inventati per gli analfabeti, che almeno potevano dilettarsi guardando le figure… non posso far altro che ridere e provare pena.

Secondo questa cara signorina tutti coloro che disegnino o leggano manga sono ignoranti solo perché sanno disegnare o hanno la capacità – e l'intelligenza – di leggere anche altro.
Andiamo con ordine e vediamo quali siano i significati delle parole principali di questo post (come sempre, d'altra parte).
Manga è un termine giapponese che in Giappone indica in generale, poi eventualmente distinti in base alla nazionalità in "Nihon no manga", i fumetti del Giappone, "Itaria no manga", i fumetti dell'Italia, e così via. In Giappone i fumetti hanno un ruolo culturale ed economico rilevante, e sono considerati un mezzo espressivo non meno degno della letteratura o del cinema.
Al di fuori del Giappone, il termine manga è invece usato per descrivere un particolare tipo di fumetto nato in Giappone, ma poi sviluppatosi nel resto del mondo.
(per ulteriori informazioni: Wikipedia » Manga)

Un libro è un insieme di fogli o di manoscritti delle stesse dimensioni cuciti insieme in un certo ordine e racchiusi da una copertina.
(per ulteriori informazioni: Wikipedia » Libro)

L'analfabetismo è l'incapacità completa di saper leggere e scrivere, dovuta per lo più ad un'istruzione o ad una pratica insufficiente. Secondo la programmazione di molti sistemi scolastici, leggere, scrivere e fare i conti sono le abilità da acquisire nel primo anno della scuola elementare.
In sostanza, un analfabeta è una persona che non sa né leggere né scrivere, capendo, un brano semplice in rapporto con la sua vita giornaliera.

Ora quello che mi colpisce ulteriormente dell'intervento di Helen è questo:
[...]ho tutto il sacrosanto diritto di mettere al rogo quegli stupidissimi disegnini giapponesi, che non hanno nè un filo logico nè alcun senso.[...]

Il filo logico dei manga c'è, e pure il senso – che poi dovrebbero essere la stessa cosa –. Se una persona arriva a dire una cosa del genere vuol dire che non ha mai provato a leggere un manga.
Helen, tesoro – sì, adesso mi rivolgo proprio a te –, hai mai provato a leggere un manga? A vedere quelle "insulse figurine"? Probabilmente sì, visto che alcuni manga sono diventati anime (= cartoni animati) e, di conseguenza, li mandano in tv anche da noi.
Oooh, che rivelazione interessante, eh, cara Helen?
Comunque ci sono manga che possono battere dieci a zero un qualsiasi libro per trama, inventiva, personaggi e quant'altro. Lo so, per i profani è difficile da credere.

Passiamo ora al punto "sono stati inventati per gli analfabeti". Come da definizione una persona analfabeta non sa né leggere né scrivere, quindi è altamente improbabile che sappia leggere le frasi scritte dentro le nuvolette e/o soprattutto riesca a capire il senso nel quale si deve leggere un manga.

Helen, so che magari possano sembrare argomentazioni piuttosto basse, ma la vita va così e tu hai palesemente torto e, permettimi un appunto, l'unica vera ignorante sei tu, perché non ti abbassi neanche a leggere un manga.

Perdonatemi se poi mi sono rivolta anche – e soprattutto – ad Helen, come al solito mi sono un po' lasciata trasportare.

Vi lascio alcuni link:

A presto,
Sandy

Novità

Buon pomeriggio, come avrete notato nel blog ci sono alcune novità, esattamente come avevamo preannunciato cambiando postazione per il nostro blog (scusate la ripetizione).
Prima di tutto, avrete di sicuro notato la new entry tra di noi ed alla quale abbiamo già dato il benvenuto; in secondo luogo ci sono alcune cosette che riguardano la colonna alla vostra destra:
  • Consigli di lettura: troverete trame di libri (prevalentemente classici) interessanti, ogni settimana – più o meno – vi daremo due consigli.
    Stanchi delle solite ciofeche che si trovano in giro al giorno d'oggi? In questo spazio potrete trovare alcuni consigli di lettura interessanti per passare qualche ora in modo piacevole e, perché no, anche con i grandi classici.
  • Blog da tenere d'occhio: in questo spazio potrete vedere l'aggiornamento di cinque blog che seguiamo con attenzione (e/o a cui partecipiamo), cioè Gamberi Fantasy, Druhim Vanashta, I racconti della nonna, In riva al fosso e Dreams World.
So che non sono tantissime, ma sono importanti per noi e per la vostra cultura (xD); vi voglio ricordare, infine, di votare al nostro sondaggio su quale libro vorreste sia il primo ad essere recensito. Al momento è in testa Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie, seguito da TVUKDB e Il ritratto di Dorian Gray. Votate votate votate.

A presto,
Sandy

domenica 6 luglio 2008

Le recensioni non sono sms!

Il dizionario De Agostini che ho al momento sotto il naso riporta accanto alla parola RECENSIONE la seguente dicitura: “esame critico di una pubblicazione o di uno spettacolo, con l'indicazione dei suoi pregi e dei suoi difetti”. Alla luce di ciò vi voglio mettere a parte di una mia riflessione.

Prima di cedere alla malsana tentazione di creare un account su un sito per la pubblicazione di fanfiction ebbi l'altrettanto malsana idea di leggere con un minimo di attenzione il regolamento... eh lo so, che ci vogliamo fare, mi piace essere anticonformista.
Ricordo che il regolamento riguardava, tra le altre cose, alcuni comportamenti da mantenere nella scrittura delle recensioni. A parte il sempre valido undicesimo comandamento: NON OFFENDERE IL PROSSIMO TUO (ricordare che l'educazione e il rispetto non sono un optional è cosa buona e giusta) si raccomandava di non scrivere recensioni che contenessero nient'altro che complimenti (o insulti) bisillabici e richieste di aggiornamenti espresse attraverso verbi come “aggiornare” e “continuare” scritti alla seconda persona singolare dell'imperativo presente. Per i più duri d'orecchio il regolamento precisava che una frase, come ad esempio: “Bella, aggiorna!”, NON E' UNA RECENSIONE (anche il mio dizionario ne conviene). E su questo siamo tutti d'accordo, giusto?... No, pare di no.

Per la serie “il mondo è bello perché è vario”, non tutti hanno le stesse capacità comunicative ed espressive, di conseguenza non è detto che chi si imbatta in una storia pubblicata su internet abbia la capacità, o semplicemente la voglia, di scrivere una recensione fatta come si deve.
Ma, ora, il quesito che mi tiene sveglia la notte è il seguente: perché il mondo della scrittura on- line è pieno di recensioni di tre, o peggio di due, parole, malgrado i regolamenti dei siti chiedano di evitarle?

Penso che il mio l'interrogativo resterà senza risposta, ma ogni tanto persino a me piace cimentarmi con lo scrivere e mi si stringe il cuore quando penso a una qualsiasi persona che si è impegnata a inventare una storia (originale o fanfiction che sia), si è prodigata a scriverla, ha vinto imbarazzi e ritrosie e si è presa la briga di pubblicarla... e alla fine, come commento al suo lavoro si trova una frase come: “bella, continua presto” (o magari “non mi piace, forse è meglio che non la continui”... o peggio ancora “mi piace 1 kasino, a qnd il prox chappy?”). Non che il semplice complimento non faccia piacere, ma penso che qualcuno che si dedichi con un minimo d'amore a questa leggendaria arte dello scrivere storie ci tenga davvero a sapere cosa ne pensano le persone che le leggono, ci tenga a ricevere suggerimenti, e anche critiche costruttive. Ci tenga a sapere cosa piace e cosa non piace del proprio lavoro, e non bisogna essere necessariamente degli eruditi professori di lettere per scrivere due righe su pregi e difetti di un testo che si è letto.

Con questo non voglio dire che chi legge deve necessariamente avere qualcosa da dire e commentare, semplicemente, se proprio vuoi fare qualcosa FALLO BENE! Se devi recensire, non farlo con il contagocce. Le recensioni non sono sms!!!

Ma forse sono io che mi porto dietro il trauma della mia professoressa di italiano del liceo che mi sgridava perché ero troppo prolissa... qualcuno di voi può consigliarmi un buon corso di scrittura per sms”? Grazie.

Welcome to...

Oggi diamo il nostro benvenuto tra le fila delle scrittrici del blog a... *rullo di tamburi*...
Alkimia
Studentessa di Scienze della Comunicazione che, come tutte noi di Controcorrente, ama il mondo della scrittura ed a breve pubblicherà il suo primo articolo per noi.

Benvenuta tra noi^^

Esito del nostro primo sondaggio

Buonasera, anche se sarebbe il caso di dire buonanotte, vista l'ora (xD), ma è l'unico momento in cui riesco a scrivere due righe per aggiornarvi sull'esito del nostro primo sondaggio chiusosi lunedì.
A quanto pare ha prevalso la scrittura amatoriale, anche sulle recensioni... curioso. Faccio una piccola precisazione su cosa si intendeva per recensioni (scusate se non sono stata chiara quando ho indetto il sondaggio, ma lo spazio era poco): alcune di noi scrivono già recensioni negative in relazione a fanfiction che si trovano nel web, ormai in quantità sempre maggiori, ebbene qui volev(am)o scrivere prevalentemente recensioni che riguardassero libri di autori più o meno noti e non per forza dovevano essere negative, anzi (a parte alcune che ho in mente, ma non vi anticipo troppo).
Ma ritorniamo all'esito del sondaggio: con ben quattro voti – a grande richiesta, direi – parleremo di scrittura amatoriale, quindi tutto ciò che può aiutare uno scrittore alle prime armi per migliorarsi. L'argomento è molto vasto, di conseguenza alterneremo articoli di scrittura a recensioni di libri.
Sperando che non vi dispiaccia, consiglieremo anche libri e fanfiction degni di nota, così da risollevare un po' la cultura – generale – delle persone.

Da oggi comunque troverete un altro sondaggio, sulle recensioni, appunto – di scrittura amatoriale si sta occupando Mary, quindi il 'primo' articolo lo lascio a lei –. Spero che vorrete dare il vostro voto, così da potermi mettere all'opera al più presto.

Mi scuso se non ho ancora risposto agli ultimi post del mio articolo sull'editoria a pagamento, ma sono piuttosto impegnata in questo periodo, quindi leggo ciò che scrivete, ma sono – il più delle volte – impossibilitata a rispondere. Chiedo venia a tutti coloro che attendono una mia risposta.
Detto questo, vi lascio alla votazione del nuovo sondaggio e spero di poter aggiornare al più presto il blog.

A presto,
Sandy

venerdì 27 giugno 2008

Qui è meglio di quì

Ebbene sì, Controcorrente presenta la sua terza iniziativa:
Qui è meglio di quì
Come al solito, se volete partecipare potete rispondere a questo post o andare direttamente nel topic dell'iniziativa, cliccando sul banner.

Chissà se qualcuno finalmente imparerà come si scrive 'qui'... ma ho i miei dubbi.

martedì 17 giugno 2008

In memoria di... Mario Rigoni Stern


Ieri, 16 giugno, si è spento uno dei maggiori esponenti della nostra letteratura, Mario Rigoni Stern. Colui che, nel 1953 ha esordito e raccontato le spiacevoli avventure degli alpini durante la ritirata di Russia, vissuta in prima persona dall'autore, ne "Il sergente nella neve".
Altre opere di rilievo di Rigoni Stern sono "Il bosco degli urogalli" e "Uomini, boschi e api", raccontano la sua terra natale (l'Altopiano di Asiago); scrisse la sceneggiatura de "I recuperanti", girato da Ermanno Olmi ed ambientato il giorno dopo la Grande Guerra.
Nel 1998 ricevette la laurea honoris causa in scienze forestali ed ambientali all'Università di Padova e nel 2007 quella in scienze politiche all'Università di Genova.

Arrivederci, maestro.

"Chi lo avrebbe mai detto che lo sarei diventato anch'io, un autore? Ma forse, in fondo in fondo, quando scrivevo in segreto il mio diario lo speravo."

sabato 14 giugno 2008

La piaga della società #1

Buongiorno, eccomi qui ad inaugurare il blog con un post vero e proprio, non di presentazione come il precedente.

Tra i commenti al post su Rocca ed i suoi insulti, è scaturita una discussione (molto piccola, visto che poi nessuno ha voluto dire di più) sull'editoria a pagamento.

Attenzione: Ciò che troverete qui sotto è una mia libera interpretazione del fenomeno Casa Editrice A Pagamento. Non sono cose assolute ed immutabili, anzi, ben venga chi riesce a farmi cambiare idea; queste sono solo opinioni del tutto personali.

Riporto ciò che ho detto sulla suddetta e spiegherò il perché di tanta convinzione.

Chi pubblica a pagamento non può essere considerato un autore perché o è stato respinto anche dalle case editrici che adesso pubblicano chiunque o vuole gridare al mondo "Ehi, ho pubblicato anch'io!", solo per darsi importanza. Chi pubblica a pagamento non può essere considerato autore perché non ha avuto la possibilità di percorrere una strada tortuosa per arrivare dove è arrivato. Chi pubblica a pagamento non può essere considerato autore perché non ha talento.

Sono convinta di ciò che ho detto, soprattutto dell'ultima frase. È vero, ormai le case editrici normali pubblicano chiunque (Troisi, Moccia&co. ne sono degli esempi), le case editrici a pagamento, tuttavia, sono ancora peggio delle altre, perché non offrono nulla a chi pubblica con loro, in quanto fanno solo il proprio interesse e vige la regola Più pubblico, più guadagno.
Nella loro logica non è un ragionamento tanto sbagliato, fanno un lavoro sporco – sembra quasi la mafia –, ma lo fanno con stile, anche se pubblicano chiunque mandi loro un manoscritto.
Questo è l'esempio del signor Rocca: persona senza il minimo talento per la scrittura, che si crede un dio solo perché ha pubblicato e l'ha fatto con una casa editrice a pagamento. Tre peccati in una volta sola.
Ma torniamo al mio intervento e analizziamo punto per punto:

Chi pubblica a pagamento non può essere considerato un autore perché o è stato respinto anche dalle case editrici che adesso pubblicano chiunque o vuole gridare al mondo "Ehi, ho pubblicato anch'io!", solo per darsi importanza.

Come ho già affermato, le case editrici ormai pubblicano chiunque e non sarebbe materialmente possibile che qualcuno venga respinto. Nell'eventualità in cui succeda proprio questo, ecco che spunta fuori l'idea della casa editrice a pagamento che ti dà quello che vuoi, come lo vuoi, al prezzo che vuole lei. Tipico esempio di furto legalizzato.
Un autore respinto e che smania di vedere la sua opera in libreria non potrà far altro che sganciare soldi per questo intento, anche se l'opera in questione sarà mille volte più scadente di qualsiasi altra pubblicata da una casa editrice normale.
Il servizio di editing che dovrebbe essere eccellente nelle più grandi case editrici, in quelle a pagamento non c'è, è inesistente, anche se sul contratto che vi fanno firmare c'è scritto che sottopongono l'opera ad editing, non è così. L'opera come la mandate voi, così viene stampata, errori di battitura, di ortografia, tempi verbali scombinati, ecc. rimangono tali e quali.

Attenzione: Ci sono anche case editrici a pagamento più serie e sottopongono il manoscritto ad editing, ma sono talmente rare che un esordiente che non sa un tubo non le scoverà mai, sono ben nascoste. Qui, tuttavia (e per fortuna), non si vuole fare di tutta l'erba un fascio.

Chi pubblica a pagamento non può essere considerato autore perché non ha avuto la possibilità di percorrere una strada tortuosa per arrivare dove è arrivato.

Vero anche questo. La pubblicazione a pagamento non offre la cosiddetta gavetta ad un esordiente, ma offre (scusate la ripetizione) una scorciatoia bella e buona per non ricevere ulteriori rifiuti da coloro che potrebbero avere tra le mani il manoscritto.
È un po' come la ragazza che vuole fare carriera in poco e va a letto con chiunque le garantisca fama e notorietà.

Chi pubblica a pagamento non può essere considerato autore perché non ha talento.

In questo credo fermamente, se uno ha talento ed anche il più deficiente lo capisce, deve essere pubblicato da una casa editrice non a pagamento. È un suo diritto ed è un dovere della casa editrice farlo conoscere al mondo per quello che è: una persona di talento.
Chi pubblica a pagamento, evidentemente, le ha provate tutte e gli hanno sempre detto che non aveva talento. Anche le case editrici non a pagamento possono sbagliare e, visti i "successi" degli ultimi tempi, toppano alla grande.
Nessuno è perfetto.

Ci sono poi le eccezioni. Naturalmente la casa editrice a pagamento è conveniente in alcuni casi:

  • Si vuole vedere la propria opera pubblicata in poco per fare un regalo a qualcuno che ci sta particolarmente a cuore;
  • Si vuole vedere l'opera sotto una luce diversa, con copertina e quant'altro renda il manoscritto presentabile;
  • Si possono avere più copie da distribuire nelle case editrici più grandi (non a pagamento) per far conoscere l'opera*.
* so di gente che ha fatto questo, ma non chiedetemi com'era il contratto stipulato, perché la vedo leggermente dura nei casi normali di editoria a pagamento: la paternità dell'opera è dell'autore, ma di fatto non potrebbe pubblicare con altre case editrici. Naturalmente se questa mia convinzione è sbagliata, ne prendo atto e correggerò.

Come in tutte le cose ci sono i pro ed i contro, ma la mia convinzione resta sempre quella dell'ultima frase: Chi pubblica a pagamento non può essere considerato autore perché non ha talento.

Naturlamente ognuno è libero di pensarla come vuole e se vuole dire la sua – esperienza o meno – è liberissimo di farlo. Siamo qui anche per parlare e discutere su questo.

martedì 10 giugno 2008

Nuova versione di Controcorrente

Buongiorno e benvenuti nella seconda veresione di Controcorrente, blog della sottoscritta e condiviso con Mokonamodoki, Shaya e Dunizel.
La vecchia versione su Splinder esisterà sempre, ma i nuovi articoli verranno scritti e commentati qui. Abbiamo deciso questo cambiamento per rinnovare il blog e ci siamo rese conto che su Splinder non era possibile effettuare le modifiche che interessavano.

Parleremo sempre del mondo della scrittura, amatoriale e non, recensiremo libri e fan fiction (probabilmente i più meritevoli, perché di blog di critica negativa ce ne sono abbastanza), discuteremo molto volentieri con voi su questioni legate alla lingua italiana ed al mondo dei libri, e tanto altro ancora. Vi chiediamo anche di partecipare ai nostri sondaggi, così da sapere come impostare al meglio il nostro lavoro.

Se volete partecipare con noi al blog, avete idee ed argomenti da proporre, potete mandare una mail al solito indirizzo: blogcontrocorrente@gmail.com.

Come detto nel penultimo post su Controcorrente, le iniziative sono state spostate su un nuovo forum, ma presto troveranno spazio qui e potrete aderire direttamente da qui, senza dovervi registrare su qualche forum.

Speriamo di non dover mettere i commenti moderati da subito, quindi vi preghiamo di tenere gli insulti per voi e di avere un atteggiamento maturo. Qualora ci siano commenti che violino le norme di convivenza civile e pacifica, verranno immediatamente cancellati. Come dico sempre: Utente avvisato, mezzo salvato.

Se avete domande potete chiedere e vi sarà risposto, mi sembra di non aver tralasciato niente.

Sperando come sempre nella convivenza pacifica vi saluto e vi auguro buona navigazione.

A presto,
Sandy


Per info e articoli vecchi: Controcorrente